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Una proposta  del Gruppo ciclisti di San Pietro in Gù


Storia Assisi  Spello Gubbio





PROPOSTE : 

Domenica 18 dicembre  (per altre proposte scrivere su commenti)
Monte Lefre m 1305
Durante la Grande Guerra il Monte Lefre fu un importante punto strategico di controllo e osservazione poiché dominava tutta la conca valliva tra Agnedo e Borgo Valsugana. Ancor oggi sono visitabili grotte militari e trincee approntate dalla 101° Compagnia Del Genio Militare Italiano nel 1916.
Da questo balcone naturale sopraelevato di mille metri si poteva controllare, e bersagliare con l’artiglieria, quasi tutta la Valsugana, la porzione occidentale della Catena del Lagorai e la rocciosa cordigliera di Cima Dodici – Ortigara. Sull’ampia cima pianeggiante con belle conche prative e boschi, raggiungibile anche in auto da Pradellano, sorge il Rifugio Lefre m 1282, a 10 minuti dal punto panoramico a picco sulla Valsugana. Il Monte Lefre cela sul suo fianco meridionale un’autentica meraviglia della natura sconosciuta perfino a molti trentini: il Ponte dell’Orco nella selvaggia Val Bronzale, uno dei più grandi ponti naturali dell’intero arco alpino! L’escursione che proponiamo (vedi mappa) prevede appunto la visita a questo spettacolare fenomeno geologico, che si raggiunge con comodo sentiero, e la salita alla cima del Monte Lefre con discesa sul versante settentrionale in un percorso ad anello di circa 17 km.

Al Ponte dell’Orco

La partenza del nostro percorso è dall’abitato di Fracena, dominato dall’austera presenza di Castel Ivano che sorge su un dosso isolato poco distante dal paese. Parcheggiata l’auto si prende quindi a sud la strada-sentiero 329 per il Monte Lefre. Consigliamo una breve deviazione per andare a vedere l’antica chiesetta di S. Vendemiano (1500), che sorge su una collina con strepitosa vista su Ivano Fracena, Castel Ivano e la Valsugana. E’ tra le più antiche chiese della conca di Strigno ed è stata per secoli sede eremitica. Ritornati sulla strada, si riprende il sentiero 329 che diventa una bella stradella nel bosco che sale con pendenza modesta in direzione sud per piegare poi decisamente verso est. Dopo circa 3/4 d’ora di cammino, a quota 700 metri circa incontriamo un bivio con tabella che indica il Ponte dell’Orco. Il sentiero si inoltra in costa verso la selvaggia Val Bronzale: alcuni tratti esposti sono protetti da parapetti, quindi il sentiero, molto bello e ben tenuto con vista a picco sulla sottostante piana di Ospedaletto, scende progressivamente di quota con vari zig zag e traversando assolati e solitari canaloni. Dopo aver superato una fontanella d’acqua, il sentiero arriva ad una piazzola con panche, quindi con un’ultima salitella si arriva finalmente al cospetto del ciclopico Ponte dell’Orco m 600 circa, che lascia davvero senza fiato per la sua imponenza. Foto e video purtroppo non rendono bene la grandiosità di questa meraviglia della natura perché lo spazio nella stretta forra è piuttosto angusto. Questo spettacolare arco di roccia misura 72,5 metri di lunghezza calpestabile per 4,5 metri di larghezza. La luce dell’arco interno è di 60 metri, lo spessore minimo verticale nella zona centrale dell’arcata è di 12 metri. L’altezza dal suolo è di 50 metri. Attenzione: percorrere il sentierello che corre sul dorso del ponte, che non ha protezioni, è molto pericoloso: basta uno scivolone o un inciampo e si vola di sotto per 50 metri! Il Ponte dell’Orco ha la sua leggenda: essa narra che un pastorello, perdutosi tra le paurose balze rocciose del monte Lefre mentre scendeva con il gregge verso il paese, pur di salvarsi abbia venduto l’anima al diavolo il quale incaricò un orco di gettare un ponte sul punto più impervio del vallone, permettendo così al pastorello e al suo gregge un facile ritorno a casa.

Salita al Monte Lefre

Dal Ponte dell’Orco si ripercorre a ritroso lo stesso sentiero dell’andata per riprendere il sentiero 329 che si fa un pò più ripido anche se rimane molto comodo, con belle vedute sulla sottostante Valsugana e, di fronte, sui selvaggi contrafforti dell’Ortigara e Cima Dodici. Verso i 900 metri di quota diventa una strada sterrata con modesta pendenza, a 1000 metri di quota lambisce i bei prati dei Florian, con radure e baite. Il sentiero segue ora la strada asfaltata con tratti ripidi, tagliando qualche tornante, fino ai Prati di Sopra dove spiana e arriva prima alla chiesetta in onore dei caduti quindi al Rifugio Lefre m 1282. Di qui, in circa 10 minuti di cammino, si arriva al bel Punto Panoramico del Cimone a picco sulla Valsugana, coi visibili resti di grotte e gallerie della Grande Guerra. Una grande tabella inclinata sull’orizzonte aiuta ad identificare le cime circostanti.

Rientro a Fracena

Per il ritorno le possibilità sono due: o si torna per il sentiero 328 dell’andata oppure, come abbiamo fatto noi, si scende, sia pure un po’ avventurosamente per la mancanza di indicazioni, per l’impervio versante settentrionale per tracce di sentiero e strade forestali. ATTENZIONE: si tratta di un sentiero non ufficiale e in disuso per possibile rischio frane, perciò chi lo percorre lo fa a proprio rischio e pericolo. Per chi volesse seguire le nostre orme: si torna indietro al rifugio e si segue per alcuni km la strada asfaltata che scende a valle in direzione di Pradellano, badando bene a non mancare il sentiero (riportato in rosso ma senza numerazione sulla mappa Kompass 626) che a quota 1000 m circa rientra sul fianco settentrionale verso Ivano Fracena. Il sentiero si rintraccia con qualche difficoltà tra le molte tracce che tagliano la strada ma poi, una volta individuato, è ben segnato nonostante sia ben poco frequentato. Alcuni brevi tratti di sentiero nei pressi di canaloni sono stati travolti da frane di sassi, ma si passa senza problemi. Il sentiero cala con molti zig zag, tra una vegetazione rigogliosa e con il sottobosco punteggiato di ciclamini e splendidi esemplari di genziana di esculapio. A metà strada si incontra, presso un roccione, un punto di sosta con panchina in legno e una tettoia con un piccolo tabernacolo in legno con una figura votiva. Intercettata la strada forestale a quota 700 m circa, anche questa dopo un tratto in piano “scompare” travolta da uno smottamento ma la si ritrova facilmente dopo aver oltrepassato la zona franosa. Superata questa ultima difficoltà, non ci sono più problemi: la strada forestale diventa molto bella attraversando un bosco lussureggiante con un lungo traversone e quindi la discesa fino all’abitato di Fracena. Con questa digressione, lo sviluppo complessivo è di 17 km per 950 m dislivello.
testi e foto di
Alessandro Ghezzer
(Agh)




Itinerari dal Passo del Cimirlo




Visita del forte Sella di Roncogno. Superata la celeberrima palestra di roccia del Celva, il sentiero Sat 419  conduce verso le prime trincee e fortificazioni scavate nella roccia. Si tratta di reperti ed esempi di architettura militare perfettamente conservati ed oggi a disposizione di tutti coloro che sono interessati alla conoscenza di questo fondamentale capitolo di storia trentina e non solo.
Passiamo poi dal “Sentiero dei 100 scalini” interamente ricavati nella roccia per assicurare i rifornimenti all'interno di questo settore difensivo che, in verità, non venne mai investito dai combattimenti.
Si arriva quindi nella zona dell’ex Osservatorio austroungarico per poi accedere, in pochi minuti, alla cima del Celva giusto in tempo per ammirare la città di Trento dall'alto.

Sentiero Bertotti. Dal passo Cimirlo,m 733, a destra per 1 km ad un parcheggio a sinistra, loc. Colmo m 812. Per  sentiero Sat 427 si continua diritto in direzione del rifugio Maranza per un centinaio di metri fino al cartello che indica l’inizio del sentiero  418.

 Dopo ripida salita nel bosco, circa 50 m, si incontra un altro incrocio, proseguire diritto (segni Sat).

La salita prosegue tra gradoni e massi sempre ripida fin sotto le pareti che discendono dalla croce del Chegul. Si risale alla sua destra il pendio per giungere in cresta, quindi per  bosco  al libro delle firme.

Si entra in un canalone boscoso e dopo breve tratto di sentiero su cengia panoramica e nuovamente nel bosco si sale fino ad arrivare alla base di una parete rocciosa.

Si segue il cavo metallico che con 30m circa di salita attrezzata con staffe porta alla base della scala metallica alta circa 12-15m. Superata la scala si prosegue lungo un tratto con fune metallica e successivamente nel bosco fino alla Croce del Chegul (1263m): spettacolare balcone sulla città.
Dalla croce si prosegue in direzione Est,  si scende in un avvallamento per poi risalire nel bosco di faggio fino al bivio in loc. Spiaz de le Patate (1310m). Proseguire in salita verso destra alla località Stoi del Chegul caratteristico gruppo di case ricavate dalle vecchie postazioni di guerra scavate nella roccia e posta sotto la cima del Chegul. In discesa per Prà de Stelar , 411 SAT , quindi per segnavia 427 fino al punto di partenza.





Giro delle malghe Lessinia  


Un’escursione sui pianori sommitali, molto panoramici, passando tra belle malghe fin sull’orlo delle pareti a precipizio che caratterizzano il versante nord-occidentale della Lessinia. Percorso: passo delle Fittanze, malga Fittanza, malga Lavacchione, malga Revoltel, malga Coe di Ala, rifugio Castelberto, malga Pidocchio di sopra, malga Lessinia, Pozza morta, malga Roccopiano, passo delle Fittanze. Dislivello: m. 450 – Tempi di marcia: ore 4,00 – Difficoltà: E (7:30 Piazza Prandina)




  

Mulattiera del Boccaor - Val d'Archeset - Val delle Mure (Massiccio del Grappa)

Pian dela Bala-Mulattiera del Boccaor-M.ga Piz-Monte Piz-M.ga Paradiso-M.ga Camparoneta-Val delle Mure-Pian della Bala. Dislivello complessivo circa 400 m, ore 4:30
circa.
In caso di neve: dal Rif. Bassano o dalla Trattoria Miet (Cavaso del Tomba) modificando il percorso.






 Periplo della Presolana (Orobie Orientali)

Suggestivo percorso attorno alla celebre regina orobica, il periplo della Presolana è un giro ad anello che permette di conoscere il remoto angolo in cui è incastonato lo splendido rifugio Olmo, gli ampi pascoli della Valzurio, le alte bastionate calcaree della parete nord, il suggestivo balcone su cui è insediato il rifugio Albani, il tecnico e suggestivo itinerario della via ferrata della Porta, via ferrata da affrontare con la corretta attrezzatura e allenamento.
Il periplo ha inizio dal passo della Presolana, diretti verso la Baita Cassinelli, dalla quale si transita per poi accedere alla splendida conca cui fa da cornice l’ampia parete sud della Presolana. Risalendo sui faticosi ghiaioni si raggiunge il bivacco Città di Clusone e la vicina cappella Savina. Una sosta è d’obbligo per ammirare le pareti calcaree e le acrobazie di quanti si cimentano nell’arrampicata sulle difficili vie qui aperte. Ancora per ghiaioni si raggiunge la grotta dei Pagani e il successivo passo di Pozzera. Il panorama a sud si amplia a vista d’occhio sino al luccicante lago d’Iseo e in giornate serene alle cime appenniniche. Attraversando la parte alta della valle dei Mulini si raggiunge il passo degli Agnelli dal quale si inizia a scendere al vicino rifugio Rino Olmo. Ora il percorso riprende in discesa fino a raggiungere la baita di Bruseda per poi deviare a destra e in netta risalita attraverso i verdeggianti pascoli della Valzurio si raggiungono man mano le baite bassa, di mezzo e alta di Pagherola. La prossima meta è il passo dello Scagnello, dal quale si accede alla Val di Scalve. Da quassù si possono ammirare il pizzo Camino da un lato, il Venerocolo, Tornello, Coca, Redorta, Recastello, Gleno, fino alla catena dell’Adamello sullo sfondo. Con piacevole discesa si raggiunge il rifugio Albani.

Da qui ha inizio la parte più impegnativa del percorso. Ripartiti dal rifugio si raggiunge e attraversa in alto la conca che ospita il laghetto di Polzone e ci si dirige al colle della Guaita. L’ambiente è dominato dalla parete nord della Presolana. Scendendo leggermente sul versante opposto, si prosegue su terreno ghiaioso avvicinandosi alla parete sino a raggiungere il caratteristico canale roccioso con l’attacco della via ferrata (cartello indicatore). Indossato il casco, imbragatura e kit da ferrata si attaccano le prime scalette verticali che permettono di accedere alla parte centrale del canale. Traversandolo sul fondo ci si porta sul versante opposto dove un tratto più facile ed altre scalette permettono di salire all’intaglio del passo della Porta dal quale, però, non inizia la discesa vera e propria. Piegando a destra una scala metallica vince un primo salto verticale, poi ulteriori tratti attrezzati con pioli e catene di ferro superano alcune placche insidiose e permettono di guadagnare ulteriormente quota. Procedendo su pendii in parte erbosi e in parte rocciosi sempre molto esposti, si supera lo sbocco del canalone e si sale ad una bella selletta in vista della verticale parete nord della Presolana Orientale: duecento metri più in basso le pareti di questo massiccio si inabissano nella suggestiva conca del Fupù. Con molta attenzione, usando le numerose catene infisse alla roccia, si scende su una placca coperta di pietrisco fino a raggiungere la base del circo. Proseguendo a mezza costa, il sentiero diventa ora più facile e permette di uscire dalla conca e di raggiungere senza alcuna difficoltà i vasti prati nei pressi della Corna delle Quattro Matte, curiosa cuspide che svetta al di là delle quattro guglie rocciose. Poco oltre si scavalca il crestone delle Pecore e ci si avvicina al canalone del Vallone: un ultimo breve tratto attrezzato permette di raggiungerne lo sbocco presso la sella tra il monte Visolo e la punta orientale della Presolana, dove ha termine la via ferrata. In discesa, su traccia di sentiero in parte attrezzato, passando sotto le pareti della Presolana e superando il canale Bendotti si raggiunge la cappella Savina dove si chiude il cerchio del periplo. Riprendendo il sentiero 315 precedentemente percorso in salita si ritorna al passo della Presolana. Il Periplo della Presolana, oltre al percorso sopra descritto, è accessibile da più parti: Castione della Presolana frazione Rusio sentiero 317; Valzurio loc. Spinelli sentiero 311; Colere loc. Carbonera sentieri 402 e 403.


Note sul percorso
Segnavia n. 315 - 318 - 328 - 320 - 311a - 311 - 401 - 326 - 316
Dislivello totale in salita/discesa periplo (escluso vie di accesso) 1250 m
Tempo: 8 h – Difficoltà: EE
Percorso da dividere in due giorni pernottando in uno dei Rifugi della zona (Olmo, Albani..)




Traversata dal rif. Calciati al Rif. Cremona sull’Alta Via di Fleres

DESCRIZIONE DEL PERCORSO 1° giorno: Da S. Antonio-Fleres di dentro/ Innerpflersch (m.1245) si risale la sinistra orografica della valle sino a quota m.1418 in località Sassovecchio/Alten Stein, qui ha inizio il sent.6 che risulta essere il percorso più semplice per salire al rifugio “C.Calciati al Tribulaun” (m.2368), si entra dapprima in un fitto bosco e lo si percorre sino a superare la Cascata dell’Inferno/Wasserf Holle (m.1465) per poi giungere ad un bivio dove a dx ha inizio il sent.8, lasciando a sx il sent.6 che conduce alla Malga Buoi/Ochsenhutte e poi al Rifugio Città di Cremona alla Stua.Una serie di svolte fanno guadagnare quota sino a sbucare fuori dal bosco proprio vicino ad una cascata. Con l’aiuto di un ponte in metallo si supera un torrente per poi affrontare un pendio erboso con un’altra serie di tornanti. Fuori dal bosco il panorama si fa più interessante e nei pressi di una panchina, vicino ad un Crocefisso, si può dominare l’intera Val di Fleres.                                                                                                                                              Si prosegue in un ambiente più severo ed affascinante sino alla base di una parete che si supera diagonalmente raggiungendo il vallone successivo che delimita la meravigliosa piramide dolomitica del Tribulaun. Da qui si risale in dolce pendenza la testata del vallone fino al successivo circo detritico alla base della parete orientale del Tribulaun dove si trova, adagiato su un pianoro, il rifugio sulle rive del lago Sandes/Sandessee. 2° giorno: Nei pressi del lago inizia la salita (sent.7) verso la cresta di confine che si raggiunge alla quota di m. 2753, prima in leggera salita poi rimontando alcuni salti più ripidi tra pendii erbosi e grossi massi. Il sentiero percorre la cresta fino quasi in cima al Dente Alto/Hoher Zahn (m.2925) per poi discendere alla forcella delimitata dalla parete orientale della Cima Parete Bianca/Weisswandspitze (m.3016). Le rocce rotte rendono un poco difficoltoso l’attraversamento della cresta: si risale il basamento di un pinnacolo tra massi instabili, poi si ridiscende nuovamente per risalire infine l’ultima paretina che perviene all’inizio della cengia che orizzontale percorre la parete lungo la linea di contatto fra gli scisti (roccia metamorfica) e la dolomia (m.2870); superata l’aerea cengia è possibile l’ascensione alla vetta in mezz’ora. Al termine della cengia il sentiero inizia a scendere lungo un ripido pendio di terriccio ed erba, perdendo quota con numerosi tornanti, in alcuni punti facilitato da attrezzature metalliche sino a giungere presso un tratto di placche appoggiate che si attraversano con l’aiuto di una corda d’acciaio e di qualche maniglia. Su terreno accidentato tra sfasciumi, ma più tranquillo, si perde quota rapidamente raggiungendo pendii erbosi per poi risalire alquanto sino a raggiungere il rifugio Città di Cremona alla Stua/Magdeburgerhutte (m.2423). La discesa Dal rifugio un buon sentiero (sent.6) scende rapidamente lungo un costone verso il fondovalle, da subito il rifugio non è più visibile e le numerose cascate fanno da cornice alla discesa. Nei pressi del fondovalle il sentiero taglia in costa il pendio fino ad entrare nel bosco nei pressi della Malga Buoi/Ochsenhutte (m.1690); poco dopo si raggiunge il bivio con il sent.8 e si prosegue per il sent.6, lo stesso percorso il giorno prima in salita, per rientrare a S.Antonio-Fleres di dentro/Innerpflersch.
NOTE DI CARATTERE STORICO AMBIENTALE Il Tribulaun si compone di 3 cime: il Tribulaun di Fleres (mt.3097) il Tribulaun di Gschnitzer (mt.2945) ed il Tribulaun di Obernberg (mt.2780). Il gruppo è prevalentemente composto da roccia calcarea, la dolomia (doppio carbonato di calcio e magnesio), posta su barriere cristalline. E’ proprio qui che questo tipo di roccia è stato scoperto dal geologo francese Déodat Gratat de Dolomieu. Nella Val di Fleres si trovano diversi insediamenti sparsi come Lasta, Gattern, Reisenschuh, Valmigna e Moncucco; i masi di Stein di Fleres di dentro sono i primi masi di questa area e risalgono al Duecento. Nel passato veniva chiamata anche Silbertal “valle dell’argento” per le miniere qui presenti fin dal Medioevo. Le miniere d’argento e di piombo di Fleres rimasero attive fino al 1818, e durante questo periodo, con Vipiteno, visse il suo periodo di massimo splendore. Attualmente la valle è considerata a ragione uno dei luoghi più incontaminati dell’Alto Adige.



       - Rifugio Antelao – Dolomiti di Cadore (ciaspole)
Itinerario stradale - San Pietro in Gù - Castelfranco V. - A27 - Longarone - Pieve di Cadore - Pozzale : 147 km, 2 ore  5 min. 
Percorso - Si parte dalla frazione di Pozzale 1045 m. sopra il paese di Pieve di Cadore. L'escursione con le ciaspole inizia con una larga carrareccia, al primo bivio si gira subito a  sinistra, l'itinerario prosegue lungo il ripido versante meridionale del Monte Tranego, (sentiero CAI 252 / Alta Via 4 - 5), con lunghi tornanti si sale di quota e dopo circa 2 ore si raggiunge un'ampia sella sotto la cima del Monte Tranego 1849 m. dove si trova l'ex rifugio CAI De Pluri, oggi privato. Con una piccola deviazione si sale in vetta della montagna (15 minuti), per ammirare un grandioso panorama sulla catena dei Spalti di Toro, il monte Cridola e sul lago di Cadore. Si ritorna sulla stradina principale, e con alcuni facili saliscendi si raggiunge la forcella Antracisa 1693 m. dove è posto il rifugio Tita Pancera (chiuso). Con un lungo traverso in salita, alle pendici settentrionali del Monte Dionisio, si continua sino alla spaziosa Sella di Pradonego ed al Rifugio Antelao 1796 m.   Al centro di immacolati pendii, la posizione del rifugio è molto panoramica, verso est si ammira la maestosa piramide del Monte Antelao, mentre verso nord la vista spazia sulla catena delle Marmarole.


Discesa - Si svolge lungo l'itinerario di salita. 

Attrezzatura tecnica - La classica dotazione per escursioni invernali: ciaspe, bastoncini, ghette, ramponcini leggeri, l'ARVA, la pala e la sonda.

Descrizione difficoltà - L'escursione con le ciaspole nelle Dolomiti, al rifugio Antelao, non presenta difficoltà tecniche, l'itinerario risulta  però discretamente lungo e faticoso.


Tempo  salita:
3,00 h  
Tempo  discesa:
2,30 h  
Dislivello salita:       
750 m. 
Dislivello discesa:
750 m. 
Difficoltà:       
facile 
Note:
Discretamente lunga
Sviluppo:
12 Km.
Cartografia
Ed. Tabacco 1:25.000 Foglio 016 Dolomiti del Centro Cadore 
Tratto dal sito Marassialp  http://marassialp.altervista.org/

MONTE FRAVORT m 2347 dal versante Panarotta (sci o ciaspe)
Salita abbastanza facile con un dislivello contenuto (circa  600 metri)               
 e panorami da urlo.
Dalla partenza degli impianti di Panarotta a quota 1780 si segue la forestale con segnavia 325 fino a  La Bassa m 1834 per poi prendere  la dorsale  fino in vetta .   E’ presente quasi sempre una traccia da seguire. Discesa per l’itinerario di salita. 
 Per documentarsi   http://www.girovagandointrentino.it/escursioni-invernali/
       
COL SANTO m 2.112  e rifugio Lancia da Giazzera m 1092 .  Gruppo del Pasubio 
Dislivello in salita: m 1020.  Tempo di salita: ore 3,00-3,30
Attrezzatura: ciaspe o sci
Dal parcheggio sopra Giazzera (segnavia SAT 101), diramazione per “Pazul – Baita del Marisa” (SAT 132), Valletta del Turghile, dorsale nord del “Doss dell’Anziana, cima del “Doss dell’Anziana”  m 2001, cima del “Col Santo” m 2112 dal quale il panorama è splendido.
Si scende alla “Sella del Col Santo" m 1980 e in direzione sud al Rif. Lancia.
In alternativa, è possibile raggiungere direttamente il rifugio Lancia in circa 2 ore ed aspettare chi effettua il giro completo. Discesa per strada forestale a Giazzera.

 
CIMA CANFEDIN  2034 m - Gruppo della Paganella
Quota partenza: 840 m, dislivello salita: 1210  m. Sci o ciaspe.
Dal lago di Molveno si prende il  sentiero 612  in direzione sud. Si attraversa un bosco misto di faggi e abeti e i dossi del Monte Gazza giungendo al Passo San Giovanni 1667 m (due ore dalla partenza).  Al Passo si segue l’indicazione del sentiero estivo 602 che  procede verso est sino  a portarsi nei pressi della Bocca di San Giovanni dove  si intercetta la forestale che  sale a Malga Covelo, m1824. Dalla malga si arriva al bel Rifugio Bait del Germano abbandonando la strada forestale, il sentiero 602 risale ora  i dossi del Monte Gazza dapprima in direzione est e poi sud-est. In circa un’ora dal Passo di San Giovanni si arriva al Passo di San Giacomo, m.1959. La  cupola della Cima Canfedin è in direzione  est e la si raggiunge in circa 30 minuti con lievi pendenze. 
Panorami da favola  Discesa: per la via di salita o per il sentiero estivo 643 e 605.

CIMA TRAPPOLA 1.865 m - Monti Lessini
Dislivello  450 m   Attrezzatura: ciaspe
Dal parcheggio  di San Giorgio (Bosco Chiesanuova) 1494 m  si imbocca l'evidente stradina, ben battuta, che  porta a Malga Malera di sotto (1561 m) e successivamente nei pressi di malga Malera di sopra (1597 m). Quindi al passo Malera (1722 m), comoda porta d'accesso al gruppo del Carega per chi proviene dai Lessini. Si riprende la salita verso cima Bella Lasta (1812 m) e Cima Trappola, meta della nostra escursione (ore 2,15 dal parcheggio).
Il ritorno  percorre in discesa tutta la cresta nord-ovest fino a Bocca Castello (1743 m) e risale infine cima Castel Gaibana (1806 m)  con il rifugio omonimo (poco meno di un'ora dalla cima).
Lasciato il rifugio, si riprende la discesa che riporta nuovamente al parcheggio in un'ora circa.
  
           
FERRATA CASTEL DRENA (SENTIERO SALLAGONI) 
     Gruppo del Bondone – Stivo
Facile e divertente sentiero attrezzato,  che risale una spettacolare forra sotto al Castello. Il percorso è abbastanza semplice anche se ha alcuni passaggi a strapiombo non proprio banali.
Dal casello autostradale di Rovereto si  segue la direzione Mori-Arco-Tn e prima dell’abitato di Dro , l'indicazione  a destra per il comune di Drena - TN  da dove una strada in salita porta in poco tempo in cima al paese e dunque al Castello.
Dislivello: m 290  Tempo di percorrenza: ore 2:30
Maggiori informazioni ai link seguenti:
-http://www.clubaquilerampanti.it/castel_drena.htm

  
VAL POSINA: Val Scarabozza – Malga Campoluzzi di sotto-     Val Gusella
 

Da Laghi, precisamente da Contrà  Zannini di Sotto , 502 m , un chilometro prima del paese , si sale (segnavia 525) a Contrà Balassi e a Contrà Collegio (774 m). Lasciata la strada presso la curva dopo la contrada, si segue il sentiero verso Nord-Ovest incontrando una calcara e entrando nell'ambiente severo della Val Scarabozza. Si supera una frana a quota 1140 m e alla testata della valle il sentiero esce a destra su una traccia scavata in parete (attenzione). A quota 1260 m, spartiacque fra la Val Scarabozza e la Val Stratovo, ci si congiunge al sentiero 530  per giungere  nei pressi della Malga Campo Azzaron. Proseguendo sul 525 si risale la Val Campoluzzo per giungere a quota 1401 m a Malga Campoluzzo di Mezzo (ore 2:30).Proseguendo in salita si raggiungerebbe in  un’ora il Rifugio Valbona.
Poco oltre la malga si prende a sinistra il sentiero n. 521 che scende nella Val Gusella.. La comoda mulattiera  con ampie serpentine porta presso Contrà  Molini di Laghi (594 m) in poco più di un’ora.
Quindi in trenta minuti  per strada a Contrà Zannini di Sotto.

Cartografia: Sezioni Vicentine del Cai – Valdastico , scala 1:25000


     - 8.  SENTIERO DEI FIORI  (Adamello-Presanella)

Itinerario di eccezionale interesse paesaggistico, naturalistico e storico che si svolge interamente attorno ai 3000 metri di quota, sulle cime e le impervie creste tra il Castellaccio ed il Pisgana, antica linea di confine con l’impero austro-ungarico. Ripercorre gli arditi camminamenti, gallerie e trinceramenti della prima linea italiana durante la Grande Guerra, ove gli alpini furono costretti a combattere, in condizioni ambientali disumane, per quasi quattro anni. Maestoso panorama sulle vette ed i ghiacciai dell’Adamello e dell’Ortles - Cevedale. Pur quasi interamente attrezzato con cavi e catene, richiede comunque adeguato equipaggiamento, bel tempo e abitudine a camminare in quota.
Tre i tratti in cui questo percorso può essere diviso: 1) P.so Castellacco 2963 m - Corno di Lagoscuro 3166 m   2)  Corno di Lagoscuro - Cima Payer 3056 m  3) Cima Payer - Punta Pisgana 3088 m
http://www.vieferrate.it/ferratafiori.htm   http://www.montagnecamune.it/sentiero_dei_fiori.htm
http://escursionismo360.blogspot.it/2013/02/il-sentiero-dei-fiori-e-cima-payer-eea.html 

 -  CORNO D'AQUILIO  m 1545 (Monti Lessini)

Da contrada Tommasi (Fosse di Sant'Anna d'Alfaedo) m.1130 una strada sterrata conduce al dosso di malga Pealda di Sopra (m.1470) .
Dalla selletta si tralasciano le stradine per il passo Fittanze e si prosegue diritti, in leggera salita, ad aggirare malga Pretta (m.1527) dalla quale si apre lo stupefacente scenario della Val d'Adige e del monte Baldo, mentre a sud degrada leggermente il fantastico altopiano di malga Fanta che arriva alle balze erbose del Corno d'Aquilio, che da qui si presenta come una dolcissima gobba erbosa.

Dislivello 500 m. Tempo di percorrenza: 4-5 ore complessive.

http://www.magicoveneto.it/lessini/SantAnnaDAlfaedo
/CornoDAquilio-1.htm



-  MONTE PELMO m 3159 - Via normale 


-.... Proponete!!     montagnaatuttabirra@gmail.com 

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